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Verbasco (Verbascum thapsus l.)

Descrizione

Il Verbasco (Verbascum thapsus l.) è una pianta appartenente alla famiglia delle Scrophulariaceae e cresce spontaneo sui Monti Sibillini.

E’ comunemente conosciuto con il nome di Tasso barbasso, ma spesso citato come barbaraschio, barbaresco.

Una volta fiorito il Verbasco non passa inosservato perché le sue spighe di fiori gialli svettano su lunghi steli che possono arrivare fino a 2 metri di altezza.

La pianta del Verbasco è biennale, molto grande e nel primo anno emette le grandi foglie a rosetta, molto tomentose, mentre la primavera del secondo anno i fusti, generalmente semplici fino all’altezza dell’infiorescenza.

I fiori del Verbasco sono grandi e gialli, riuniti in numerose infiorescenze cimose, distribuite più o meno regolarmente lungo un grande asse fiorale.

Le foglie radicali sono lunghe fino a trenta centimetri, larghe dodici centimetri, ellittiche, ristrette alla base. Le caulinari sono lungamente scorrenti sul fusto, e si rimpiccioliscono man mano che si sale lungo il fusto. Tutte le foglie sono piuttosto rigide, piane, con margine intero o a denti piccolissimi, nascosti dalla fittissima peluria della foglia. I peli sono bianco-grigiastri, lunghi un paio di millimetri o poco più, ramificati.

La tisana di Tasso barbasso è un vecchio rimedio contro tosse o raffreddore, apprezzata come mucolitica.

Nell’uso popolare italiano oltre alla tisana l’utilizzo della pianta era esteso anche all’uso esterno sia per curare l’acne, sia per risolvere le mastiti, sia come cosmetico per rendere i capelli brillanti ed esaltare il colore biondo. Inoltre i fiori erano la base per la preparazione di un unguento per curare i geloni, mentre le foglie fresche erano poste come cicatrizzanti sulle ferite.

Non mancano i soprannomi: le spighe della pianta somigliano a bastoni, perciò in inglese vari nomi comuni fanno riferimento a questa caratteristica (shepherd’s club cioè “bastone del pastore”). Un altro nome popolare è quello di “pianta di velluto” per la sofficità delle foglie, che ricorda le vellutate orecchie di un coniglietto, ma anche “candela del re” (in Germania) perché al tempo dei Romani il suo alto fusto secco veniva usato come torcia. In passato le foglie venivano usate come carta igienica d’emergenza (da tener conto quando si va per boschi) oppure messe nelle scarpe per alleviare la fatica nel cammino.

Sui Monti Sibillini il Verbasco è stato avvistato a 1800 m di quota al Rifugio Zilioli, sul sentiero della Sibilla ma è abbastanza comune da trovarlo in altre aree.

ATTENZIONE: ricordiamo che sui Monti Sibillini è assolutamente vietato raccogliere qualsiasi specie di fiori

 

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