Descrizione
La Rocca, dall’aspetto compatto ed austero sorge isolata, rispetto al nucleo abitativo, su di uno sperone roccioso. Domina e sovrasta tutta la vallata del Tronto e la Via Salaria che l’attraversa e tutt’intorno, i verdi boschi e le alte cime dei Monti Sibillini e della Laga, sono a farle da contorno. Agli inizi del XII sec. si cominciarono i lavori per la realizzazione della fortificazione medioevale prettamente per scopi difensivi, essendo Arquata fin da sempre zona di confine. Edificata in pietra arenaria locale ha subito, nel corso degli anni, una serie di modifiche e di ampliamenti che si sono protratti fino al XV sec. con lo scopo di incrementare la difendibilità del luogo.
La Rocca si presenta come una vera e propria città fortezza, equilibrata, elegante e con torri rifinite da una merlatura a coda di rondine. Il primo elemento edificato fu molto probabilmente il torrione a pianta esagonale alto 12 metri situato nello spigolo sud-est che racchiude al suo interno una ambiente a pianta pentagonale irregolare. Alla sua base sono ancora visibili i varchi degli antichi cunicoli di fuga oramai murati. Tra il XIV ed il XV sec. si realizzò il mastio, la torre nord a base quadrata alta 24 metri che era destinata all’avvistamento e alla difesa estrema. Sulla sua sommità si trova una stanza quadrangolare che venne realizzata nei primi anni del XX sec. L’ultima parte che venne edificata è un torrione circolare del diametro di 10 metri e alto 12 situato nello spigolo sud-ovest. Questo elemento difensivo aveva l’interno riempito di terra e nella sua parte più alta vi era il terrazzo che serviva ad alloggiare i pezzi d’artiglieria. Di questo oggi rimangono solo alcune merlature della fondamenta riportate alla luce dopo alcuni lavori di restauro.
Le mura erano dotate di un camminamento e di piombatoi che venivano utilizzati per far cadere sul nemico olio bollente o pietre. I varchi di accesso alla rocca erano situati in prossimità delle principali strutture principali come la piazza, la chiesa e il palazzo nobiliare. Durante tutti questi secoli la Rocca è stata oggetto di interventi e manutenzione che l’hanno portata fino ai giorni nostri in un ottimo stato di conservazione.
Da citare soprattutto quelli eseguiti dopo il terribile terremoto del 1703 che avevano procurato gravi danni e lesioni alla struttura e alle mura. Le vicende e la storia della Rocca sono strettamente legate e si fondono con quelle di Arquata (vedi pagina della storia di Arquata del Tronto).
Tutt’intorno c’è un bellissimo parco solcato da viottoli e sentieri che salgono e scendono intrecciandosi tra loro che potranno regalarvi un momento di relax e, con un po’ di fantasia, immergervi nell’atmosfera regale facendovi fare un tuffo nel passato.
La storia della Rocca è anche legata alla figura della Regina Giovanna II d’Angiò che qui soggiornò. Venne incoronata Regina del Regno di Napoli nel 1414 da Papa Martino V e regnò fino al 1435, anno della sua morte. Dimorò nella Rocca di Arquata tra il 1420 ed il 1435; essa la utilizzava come residenza nel periodo estivo e come punto di sosta durante i suoi spostamenti. La Regina era chiamata anche la dissoluta, la cacciatrice di uomini, l’insaziabile, ma soprattutto era denominata “la pazza” per essersi più volte macchiata del peccato della lussuria.
Il racconto che si tramanda narra che la sovrana era solita attirare i giovani pastori nella sua stanza posta in cima alla torre più alta con la promessa di una notte d’amore. Se insoddisfatta delle prestazioni la Regina non esitava a far appendere alla torre il malcapitato. Si narra che durante le notti d’estate, nei pressi della fortezza, si possano ancora udire i lamenti del fantasma della sovrana che si aggira nel castello, dimostrando ancora oggi di possedere quella indomabile irrequietezza che contraddistinse la sua esistenza.
Il 19 di Agosto di ogni anno si svolge la tradizionale manifestazione la “Discesa della Regina Giovanna”, in cui si ricorda la presenza della Sovrana. Si tratta di una rievocazione storica in costume medievale dove i figuranti discendono dalla fortezza e, percorrendo le strette vie del borgo, giungono fino al centro del paese. Il corteo è aperto dai musicisti che con i loro tamburi annunciano l’arrivo della sovrana, seguita dai paggetti che le sostengono lo strascico dell’abito e dalle dame di corte. A questi si aggiungono damigelle, notabili, soldati, arcieri, sbandieratori, giullari e pastori. In piazza viene allestito per l’occasione un grande banchetto a base di pietanze medievali allietato da danzatori, musicisti ed artisti che propongono giochi di strada.