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Montegallo> La Storia del Comune

Descrizione

Le informazioni storiche che si riescono a reperire sul Comune di Montegallo non sono tante ma sufficienti per ricostruire l’evoluzione lungo i secoli. In origine il territorio di Montegallo si chiamava “Sanctae Mariae in Lapide” il cui nome deriva dal luogo dove sorgeva, e tutt’ora sorge, la Chiesa di Santa Maria in Lapide. Qui vi era una pietra miliare indicante una deviazione dell’antica strada consolare.

Non compaiono tracce preistoriche nel paese di Montegallo, ma sicuramente fu un punto di riferimento dell’epoca romana come si può dedurre dai reperti rinvenuti coltivando i terreni destinati all’agricoltura ed all’allevamento (come ad esempio punte di frecce), che quasi sicuramente furono teatro battaglie.

Intorno al VIII° sec., Carlo Magno, condusse qui a governare un suo vicario, tale Marchio Gallo, il quale eresse un castello arroccato sul “Monte” assieme alla Chiesa e alla grande vela campanaria e circondato da possenti mura  denominato “Mons Sanctae Mariae in Gallo”, ossia “Monte di Santa Maria in Gallo”. Era un luogo inaccessibile e inespugnabile che per secoli diede rifugio e riparo agli abitanti dell’intera vallata dai saccheggi e dalle razzie dei banditi. Il territorio però continuò comunque ad essere chiamato con il suo primo nome originale, “Sanctae Maria in Lapide” così come comparve nel trattato di pace con i Montelparesi del XIV° sec. e nelle Costituzioni Egidiane del 1357.

Le chiese di Santa Maria in Pantano, Santa Maria in Lapide e San Michele in Furonibus (ora scomparsa), denotano come, già nel IX° sec., Montegallo fosse un luogo di sicuro interesse e di passaggio. Il territorio era aspro e difficile da raggiungere ma ugualmente attraversato dalla “Via Francigena” detta anche “Sentiero dei Mietitori” oltre che da una diramazione della Strada Salaria che da Arquata del Tronto conduceva a Fermo.

Durante il periodo delle invasioni barbariche l’entroterra del Piceno fu quasi del tutto abbandonato e le campagne diventarono sterpai che in seguito i monaci benedettini di Farfa ripresero a lavorare e coltivare. Di preciso non si sa quando i monaci si insediarono a Montegallo, si sa solo che passò sotto la loro giurisdizione intorno al 1039 e che ci rimase fino al 1572, dopodiché entrò a far parte del Presidiato Sistino.

Il Papa dell’epoca sottopose alla Diocesi di Montalto Marche il Presidiato Sistino suddiviso in 3 zone: quella di Montegallo era quella montana. Ognuna di queste zone eleggeva dei rappresentanti al Governo che avevano il compito di controllare e governare le comunità.

Nella seconda metà del 1500 la popolazione, inizia un lento e continuo trasferimento verso l’attuale frazione di Balzo e verso i territori limitrofi. Nel 1580, sull’antico monte, rimasero 13 famiglie, il palazzo comunale, la dimora del Prevosto della Parrocchia e 5 chiese all’interno delle mura. Esse sono S. Maria della Piazza, S. Caterina, S. Maria delle Grazie o della Misericordia, S. Spirito e S. Antonio. L’attuale Chiesa di Balzo, S. Bernardino da Siena, è sorta dopo il 1644 supplendo a quella di S. Maria della Piazza.

Alla metà del XVII° sec. il castello di Santa Maria in Gallo era ormai ridotto ad un mucchio di macerie. Gli unici resti attualmente visitabili sono il perimetro della Chiesa semisepolto ed una costruzione con volta a botte che serviva da serbatoio per l’acqua.

Sul finire del 1700 le truppe francesi cominciarono ad invadere tutto il territorio Piceno e negli anni arrivarono anche alle Comunità montane portando disordine e distruzione, facendo definitivamente cadere il Presidiato. Nell’aprile del 1849, le popolazioni del Presidiato caduto, guidate dal sacerdote Domenico Taliani di Montegallo e Giovanni Piccioni di Montecalvo (ex priore), vollero dare una prova allo Stato Pontificio della loro fedeltà e si presentarono con un esercito alle porte della città di Ascoli con l’intento di chiedere che venisse ripristinato lo Stemma pontificio abbattuto. Le truppe garibaldine del Generale Roselli risposero col fuoco ed il territorio di Montegallo venne occupato, fu incendiato l’archivio municipale e furono mandati degli ostaggi nella città di Ascoli. Nel 1861 il governo dello Stato Pontificio cadde definitivamente e venne così proclamato il Regno d’Italia.

Intorno all’anno 1865 iniziò la costruzione della strada provinciale Sub-Appenninica dei Sibillini lunga 41 km che collegava Arquata del Tronto ad Amandola attraversando Montegallo, Montemonaco e Montefortino.

Il tratto che collega Balzo a Pignotti (un percorso di soli 7 km) però non venne completato nello stesso periodo. La città di Ascoli premeva per evitare che il traffico di Montegallo prendesse la via di Amandola per mantenere i relativi benefici.

Per oltre 80 anni, per giungere a Montemonaco da Balzo (circa 5 km in linea d’aria) si dovette percorrere un tragitto lungo 80 km. In questo lungo periodo di tempo, molti personaggi promisero di completare il tratto di strada ma senza nessun risultato; solamente nel 1963 si riuscì a completarla ed inaugurarla. Nel 1973 venne poi allargata ed asfaltata.

Nel 1922, Astolfi Giuseppe, il figlio Eligio ed il parroco di Santa Maria in Lapide, collegarono Montegallo alla rete elettrica.

L’evoluzione demografica di Montegallo ha visto negli anni un forte decremento a causa dell’emigrazione verso Germania, Svizzera, Brasile, Canada ed Australia, solo per citarne alcuni. Di seguito riportiamo il numero di abitanti a Montegallo, registrato nei successivi censimenti dal 1899:

Anno 1899 – 3.259 abitanti

Anno 1938 – 2.817 abitanti

Anno 1951 – 2.749 abitanti

Anno 1961 – 2.238 abitanti

Anno 1971 – 1.399 abitanti

Anno 1981 – 1.018 abitanti

Anno 1991 – 812 abitanti

Anno 2001 – 622 abitanti

Gli attuali abitanti del Comune di Montegallo sono meno di 600 e continuano a vivere secondo le antiche tradizioni allevando bestiame, praticando l’agricoltura e la cura dei boschi: attività che, nei secoli, hanno rappresentato le principali fonti di sostentamento.

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Montegallo (AP)
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